Il Giornale: Internet e’ di sinistra e Kurzweil delira

Ennesimo attacco dal fronte conservatore alle nuove tecnologie e al transumanesimo. In un articolo apparso oggi su Il Giornale, a firma di Alessandro Gnocchi, si scopre che Internet e’ di sinistra perche’ sottomette l’individuo alla massa e l’ipotesi che le macchine possano un giorno pensare appartiene alla categoria dei “tecnodeliri”. Vano ovviamente cercare un solo argomento razionale o empirico a sostegno di questa tesi. La si da per ovvia, forse perche’ la si ritiene condivisa dai lettori dello stesso quotidiano. Gnocchi cita Lanier in modo acritico e pare dunque condividerne in pieno l’impostazione: “Secondo Lanier i «totalitari cibernetici» o «maoisti digitali» provengono dalla cultura del no copyright, dalla comunità di Linux (il sistema operativo nato dal libero contributo di ricercatori di tutto il mondo), dai cultori delle Intelligenze Artificiali, dai profeti del cosiddetto web 2.0 (lo sviluppo della rete basato sulla «collaborazione» sito-utente, ad esempio i Social Network, Youtube, etc.), dagli innamorati di Wikipedia. Tutti quanti enfatizzano il ruolo della massa rispetto all’individuo, e credono che «una coscienza collettiva emerga dagli utenti del web, riecheggiando così alcune tesi marxiste e freudiane». Ma enfatizzare il ruolo della massa «significa sminuire quello degli individui», ridotti all’anonimato e insieme violati nella privacy proprio come accade nei regimi socialisti. Questa mentalità si spinge fino a tecnodeliri che dipingono scenari da film eppure, come testimonia Lanier, radicati anche e soprattutto nella comunità scientifica. C’è chi crede «che internet stesso possa prendere vita e diventare una creatura sovrumana» (di questo sarebbe convinto Larry Page, fondatore di Google). Oppure che le macchine, tra meno di vent’anni, prenderanno coscienza di se stesse, motivo per cui dovremo trovare un modo di convivere (teoria di Ray Kurzweil, importante inventore e guru del transumanesimo). Oppure, ancora, che l’uomo opterà per l’immortalità digitale, cioè scaricherà in rete, come un software, il proprio cervello e la propria memoria abbandonando il corpo alla sua sorte (ancora Kurzweil).” (leggi tutto l’articolo)

Che dire? La pochezza filosofica del commento e’ piuttosto evidente. Quella della presa di coscienza delle macchine inorganiche e’ un’ipotesi considerata plausibile da un numero crescente di scienziati e filosofi – del calibro di Hawking, Dennett, Moravec, Kurzweil, Tipler, Minsky, Dyson, Fredkin, ecc. (vedi qui). L’ipotesi che le macchine possano pensare deriva semplicemente dal principio che la materia pensa. Il signor Gnocchi e’ dopotutto una macchina a base carbonio, fatta di atomi e molecole, con pensieri che passano da una parte all’altra del cervello e del corpo sotto forma di segnali elettrici e chimici. Ne’ piu’ ne’ meno di un computer o un robot. La differenza la fa solo la complessita’ della macchina. Il che significa che e’ solo questione di tempo. Considerando che si lavora sul problema da qualche decina d’anni, i risultati raggiunti sono gia’ strabilianti. A meno che l’autore non sia convinto di essere uno spirito incarnato in un corpo. In tal caso – assumendo che esista un Dio che avra’ cura di non mettere mai uno spirito in un computer o un robot – i conservatori possono dormire sogni tranquilli. Magari le cose stanno proprio cosi. Ci chiediamo pero’ se non sia piu’ un delirio credere ai  fantasmi che all’ipotesi di Kurzweil.

  1. Ho sempre avuto un grande rispetto per Lanier, e i suoi avvertimenti sono spesso almeno da prendere sul serio. Ma questo giornalista, che il libro probabilmente non lo ha neanche letto, non ha capito niente.

    E che c’ entra Kurzweil? (risposta: niente).

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